Dermatiti e allergie da tessuto: quali fibre sono dannose per la nostra pelle?
Quello che indossiamo oggi è causa dell’8% di dermatiti da contatto, e a rivelarlo è uno studio condotto dalla Commissione Europea. Basti pensare che l’industria tessile è la seconda più inquinante del mondo, impiegando oltre 2.000 sostanze dannose per l'uomo, tra cui: metalli pesanti, clorofenoli, coloranti tossici, solventi clorurati e chi più ne ha più ne metta. I principali elementi responsabili delle reazioni allergiche da tessuto sono gli agenti chimici con cui vengono trattate le fibre e proprio da recenti studi condotti in Italia, è emerso come il 7% delle allergie risulti essere principalmente ai coloranti dispersi tra le fibre dei tessuti d’abbigliamento. Tra i sintomi troviamo bruciore agli occhi, arrossamento della pelle, secchezza cutanea e gonfiore della parte a contatto col tessuto. Ma è anche l’ambiente a risentirne. Per produrre una sola maglietta oggi vengono impiegati 2.700 litri d’acqua, mentre per un paio di jeans circa 10.000 litri, conferma l’associazione Donne in Campo della Confederazione Agricoltori Italiani. Secondo l’EEA (Agenzia Europea dell’ambiente), la produzione tessile è responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale delle acque pulite dovuto alla tintura e ai prodotti di finissaggio.
#1: Occhio alle etichette e alle certificazioni!
Prima di acquistare qualsiasi capo d’abbigliamento è bene guardare l’etichetta e verificare al meglio la composizione del capo; ma specialmente, la presenza di certificazioni di provenienza da filiere sostenibili.
Ok, ma come riconoscerle?
Non è così semplice, ecco perché ti consigliamo di evitare capi low cost e puntare al Made in Italy o comunque a tutti quei brand che possiedono una certificazione riconosciuta a livello internazionale. Tra le più diffuse, troverai:
GOTS (Global Organic Textile Standard) è una certificazione che attesta periodicamente l’idoneità dell’intero processo di produzione e confezionamento del capo, limitando l’uso di prodotti chimici e rispettando i criteri ambientali (ma non solo) in tutte le fasi della filiera produttiva, dalla raccolta in campo delle fibre naturali alla manifattura fino all’etichettatura del prodotto finito.
GRS (Global Recycle Standard) si basa su un sistema di tracciabilità che permette di assicurare il massimo livello di integrità del tessuto lungo tutta la catena produttiva. Dunque, certifica la produzione sostenibile di indumenti e prodotti tessili realizzati con materiali di riciclo.
IVN (Internationale Verband der Natur Textilwirtschaft) è uno standard di qualità che definisce il livello più elevato di sostenibilità tessile. La certificazione viene rilasciata solo se la superficie tessile è costituita da fibre naturali al 100%, derivanti da agricoltura biologica certificata o da allevamento biologico certificato.
OEKO-TEX: è una certificazione tessile nata come etichetta di garanzia per la salute dei consumatori e in particolar modo per prevenire reazioni avverse, causate da indumenti potenzialmente contaminati da sostanze tossiche. Solo dopo un'attenta serie di verifiche della filiera, sarà possibile ottenerla.